Mia mamma è mancata qualche tempo fa, ma io continuo a tornare all’Approdo, per festività varie e per i compleanni ma anche in settimana. Così, per salutare Daniele, Andreea e Soila e tutte le amiche della mia mamma.
Io all’Approdo sono molto legata, lì ho ritrovato un po’ di serenità e di equilibrio. Mi hanno aiutata tanto, mi hanno dato fiducia e supporto, fisico ma anche emotivo, per quattro anni e mezzo.
Ero a pezzi per la malattia di mia mamma che diventava sempre più problematica e più dolorosa. Io non l’accettavo, dentro di me mi ribellavo ma dovevo sempre esserci, perché sono figlia unica e perché mia mamma aveva bisogno, anche se alla mia età normalmente si lavora e si fanno aperitivi. Provavo tanti sentimenti, violenti e contrastanti. Amore, senso di colpa, accanimento nel cercare di trovare lo specialista giusto o nel cercare prove che mi dimostrassero che non era veramente malata, desiderio di tornare a vivere la mia vita, a volte anche odio, paura e solitudine immense. In quel periodo ho fatto male a lei e a me stessa.
Alla fine ho dovuto arrendermi. E, dopo qualche anno pieno di preoccupazioni con le badanti e una breve esperienza in una struttura un po’ più grande, sono arrivata all’Approdo. Desideravo tanto poter riporre la mia fiducia in qualcuno che si prendesse cura della mia mamma “come si deve” per poter crollare. Così è successo e per me è stato un lusso. Ho potuto attraversare tutta la disperazione che trattenevo dentro ma senza l’ansia e la preoccupazione che avevo provato minuto dopo minuto fino ad allora. Non era più tutto sulle mie spalle. Lentamente mi sono ripresa, recuperando – ci ho messo un po’ - anche il rapporto con la mia mamma, che era diversa ma era sempre lei. L’Approdo è stato per quattro anni e mezzo la famiglia che io, spaventata e sola, senza papà, senza fratelli e senza parenti (dileguati), non avevo. Mi sono confidata, sfogata, appoggiata, ho chiesto aiuto e l’ho ricevuto. Ho capito che non potevo riavere la mia mamma come prima ma che era nelle migliori condizioni possibili, compatibilmente con la sua malattia. Che era seguita e che era amata. Anche quando non c’ero io.
Ho tanta gratitudine nel mio cuore per l’aiuto che ho ricevuto da Daniele e dalle ragazze. Per ogni confronto sulla terapia, per ogni volta in cui io non c’ero e “ci hanno pensato loro”, per i baci e le carezze che la mia mamma ha ricevuto dalle ragazze, per le feste. Per avermi coccolata e a volte anche sfamata. Per avermi permesso di ritrovare l’amore per mia mamma, per anni soverchiato da fatica e dolore, e per avermi detto, contrariamente a quello che pensavo, che non ero una brutta persona anche se i miei sentimenti non erano stati sempre puri e perfetti e non ero riuscita a salvarla.
Emanuela